testo scritto in collaborazione con Marco Ferrari
L’edificio al numero 36 di corso Buenos Aires, denominato “Palazzo Argentina” e progettato da Bottoni e Ulrich, viene terminato nel 1949. Come numerose altre costruzioni del secondo dopoguerra, prevede esercizi commmrciali nella parte bassa e appartamenti nella
“torre”. Il cinema Astor, interno all’edificio e collocato tra il primo e il secondo piano, viene progettato in seguito e inaugurato nel dicembre 1955. La sala ha una superficie di 540 metri quadri per un volume
di 4500 metri cubi e prevede 707 posti a sedere (in seguito aumentati a 750): è composta dalla sola platea disposta sopra una gradinata a stadio, rialzata rispetto al manto stradale di 5,60 metri nel punto più basso e di 12,60
metri nel punto più alto. Il cinema è dotato di due ingressi: uno su via Redi e l’altro sulla galleria commerciale che parte da corso Buenos Aires. Una volta entrati, si accede ad un ampio atrio, illuminato da luci soffuse;
lungo una parete si trova la cassa. Questa è strutturata a modello di scrivania e sul piano di lavoro è sempre presente una piccola lampada da scrittoio. Alla sala di proiezione si accede mediante un ampio scalone di 5,25
metri di larghezza, con due ingressi uno nella parte bassa e uno nella parte alta della platea. Periferico rispetto alle sale più importanti (si colloca fuori dalla cerchia delle mura “spagnole”) il cinema per tre decenni
viene prevalentemente collocato tra i “proseguimenti di prima visione”. Periferico rispetto alle sale più importanti (si colloca fuori dalla cerchia delle mura “spagnole”) esso offre per tre decenni un servizio di
“proseguimento prima” (o se si preferisce era una cosiddetta seconda visione). Di tanto in tanto l’Astor – come numerose altre sale fuori dal centro storico - ospita film minori in prima visione. E’ il caso della pellicola
inglese Il cargo della violenza (R. W. Baker, 1955) nel 1956. Il cinema Astor opera negli anni settanta con due macchine Bauer con bobine piccole, che necessitano di più di un passaggio da un proiettore all’altro,
operazione che avviene tramite piccoli compressori sottostanti il pavimento della cabina, un sistema di passaggio “forzato” ad aria. Successivamente vengono installate due macchine Fedi automatiche come quelle del cinema
Pasquirolo - queste due macchine finiranno in seguito in un cinema parrocchiale in provincia - e successivamente due Cinemeccanica Victoria 8 manuali provenienti dal cinema Impero. Negli anni ottanta la gestione
della sala è di Cineconsult. Nel 1983, la Commissione provinciale di sicurezza impone al cinema di realizzare nuove uscite di sicurezza, pena la dichiarazione di inagibilità della sala. Il preventivo di spesa è di oltre 200
milioni di lire; la proprietà del locale all’inizio è titubante, ma poi acconsente alla ristrutturazione; sempre ai fini della sicurezza, la capienza viene leggermente ridotta, tornando ai 700 posti della progettazione
originaria di Cavallé. Tale funzione – già duramente incrinata dall’esplosione televisiva degli anni ottanta – soccombe alla concorrenza dell’aggressivo settore audiovisivo domestico (nella seconda metà degli anni ottanda il
vhs diviene uno strumento universalmente diffuso) nel 1991, anno in cui l’Astor si trasforma in sala a luci rosse. Tra le pellicole più significative ospitate dalla sala di corso Buenos Aires ricordiamo Baby Doll (Kazan,
1956) nel 1957, Hiroshima mon amour (Resnais, 1959), Cronaca familiare (Zurlini, 1962), L’ape regina (Ferreri, 1963), La ragazza di Bube (Comencini, 1963) nel 1964, La caccia (Penn, 1966), Edipo
re (Pasolini, 1967), Il laureato (Nichols, 1967) nel 1968, 4 mosche di velluto grigio (Argento 1971) e Gli scassinatori (Verneuil, 1971) nel 1972, Sbatti il mostro in prima pagina (Bellocchio, 1972), I quattro dell’oca selvaggia (McLaglen) nel 1978, Uno sparo nel buio (Edwards, 1964) nel 1979, Il
prigioniero di Zenda (Quine, 1979) nel 1980, Fuga di mezzanotte (Parker, 1977) nel 1981, All’ultimo respiro (Mc Bride, con Richard Gere) nel 1983, Acqua e Sapone (Verdone, 1983),
Fanny e Alexander (Bergman, 1983), Un’adorabile infedele (Zieff, con Dudley Moore e Nastassia Kinski), Splash
– una sirena a Manhattan (Ron Howard, 1984) e Carmen (Rosi, 1984) nel 1984, Terminator (Cameron,
1984) e La rosa purpurea del Cairo (Allen, 1985) nel 1985, Vittime di guerra (De Palma, 1989) nel 1990. Le sale di seconda visione e i proseguimenti di prima – già duramente colpite dall’esplosione televisiva
degli anni ottanta – soccombono alla concorrenza dell’aggressivo settore audiovisivo domestico (nella seconda metà degli anni ottanda il vhs diviene uno strumento universalmente diffuso); nell’estate 1990 avviene un nuovo
cambio di gestione – l’ultimo nella storia della sala – e il locale viene rilevato dai fratelli Matera. Dopo alcuni mesi di erotico patinato – in cartellone La bestia, La donna allo specchio e Lussuria – nel 1991 il cinema Astor passa a tutti gli effetti alla programmazione a luce rossa. Negli ultimi
anni di attività il cinema è un luogo di prostituzione, deputato agli incontri gay, e molto frequentato da transessuali. Il cinema Astor chiude nell’estate 2009.
Edificio in costruzione nella seconda metà degli anni quaranta foto
Edificio finito intorno al 1950 (ancora senza il cinema Astor) foto 1 - foto 2 Idem (per gentile concessione di Willy Salveghi) foto
Il progetto di costruzione del cinema (dal libro “Tecnica delle costruzioni di Cinema e Teatri”
di Mario Cavallé - per gentile concessione di Marco Ferrari) Pianta piano terra foto Pianta primo piano foto Sezione longitudinale foto
Pianta della platea a stadio e della cabina di proiezione foto
La sala nella seconda metà degli anni cinquanta (dal libro “Tecnica delle costruzioni di Cinema e Teatri” di Mario Cavallé - per gentile concessione di Marco Ferrari) Scalinata di accesso alla platea - In programmazione c’è il film sovietico
Il quarantunesimo (G.Cuchraj, 1956) foto
Interno sala visto dalla parte alta foto
Interno sala visto dal boccascena foto
L’entrata secondaria del cinema, in via Redi, nel dicembre 1955 L’ingresso della sala gochi Gimkana diverrà quella del locale di spogliarello
Il Teatrino 2 (vedi foto 2007) foto 1 – foto 2
La realtà urbana era differente: sulla via Redi mancava il moderno edificio posto di fronte al cinema e dotato di lunga galleria (vedi foto 2007) foto
Il cinema nella seconda metà degli anni cinquanta Corso Buenos Aires di notte foto
L’edificio del cinema con l’insegna originaria foto
Il cinema nel 1964
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Dettaglio della cartolina foto
Il cinema con la nuova insegna, intorno al 1965
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Dettaglio della cartolina foto
Il cinema nel 1972 foto
Il cinema intorno alla metà degli anni settanta
foto
Dettaglio della fotografia foto 1 – foto 2
Il cinema intorno alla metà degli anni ottanta
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Il cinema nel dicembre 2007 L’insegna “Il teatrino 2” indica – anziché il cinema - il contiguo
locale di spogliarello foto 1 – foto 2 – foto 3
Visione frontale foto 1 – foto 2
Ingresso nella galleria e sulla via Redi foto 1a - foto 1b – foto 2
Il cinema nel novembre 2009 (per gentile concessione di Marco Ferrari)
Ingresso principale nella galleria e cassa foto 1 - foto 2
Ingresso sulla via Redi foto
Il cinema nel giugno 2010 (per gentile concessione di Willy Salveghi) Insegne su corso Buenos Aires foto 1 – foto 2
Il logo e l’ingresso dalla galleria foto 1 - foto 2
La cassa vista dall’ingresso di via Redi foto
Uscite di sicurezza su via Masera foto
La cabina di proiezione su via Masera foto 1 - foto 2
Vista aerea dell’ex cinema nel 2010 foto
Articoli su quotidiani (per gentile concessione di Marco Ferrari) “Cinema pronti al ciak di stagione” di Giuseppe Tesorio – Corsera 7 set. 1990 immagine “Ciak si chiude! Splendor a Mazzarella; Astor a luce rossa….”
di Marco Pastonesi - Repubblica 4 gen 1991 immagine
Annunci pubblicitari su quotidiani Il cargo della violenza (R. W. Baker, 1955)– 30 mar. 1956 immagine I 4 tassisti (G. Bianchi, 1963) - 17 apr. 1964 immagine Le schiave esistono ancora (R. Malenotti, 1963) - 13 nov. 1964 immagine Tutti insieme appassionatamente (Wise, 1965) – 29 apr 1966 immagine La caccia – 3 nov. 1966 immagine I seicento di Balaklava (Richardson, 1968) – 1 mar 1969 immagine Non stuzzicate i cowboys che dormono (G. Kelly) - 1970 immagine Gli scassinatori - feb. 1972 immagine Il montone infuriato (Deville, 1973) – 18 apr 1974 immagine Pasqualino Settebellezze (Wertmuller) - 28 dic. 1975 immagine Bolero Extacy (Derek, 1984) – gen. 1985 (per gentile concessione di Marco Ferrari) immagine
Biglietto del cinema (1970; per gentile concessione di Anna Maria Fiocchi) immagine
(1982; per gentile concessione di Marco Ferrari)
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Mappa di Milano (corso Buenos Aires)
Posizione del cinema immagine
Si ringrazia Willy Salveghi per la collaborazione
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