testo scritto in collaborazione con Marco Ferrari e Willy Salveghi
Il Dumont nasce per volere del suo fondatore e proprietario Giuseppe Galli (1876-1630), il quale, oltre ad essere un appassionato della nuovissima arte
cinematografica, era anche un professore di tromba (diplomato al Regio Conservatorio milanese) che, in caso di necessità, era perfettamente in grado di sostituire il pianista in sala, per accompagnare le immagini dei film muti
(si veda, qui sotto, la bella testimonianza della nipote Alessandra Galli). All’angolo tra via Melzo e via Paolo Frisi (l’indirizzo originario è via Paolo Frisi 8, in seguito diventata via Paolo Frisi 2), all’interno di una
bella palazzina liberty in zona Porta Venezia, nel 1910
viene inaugurato il cinema Dumont. Si tratta di uno dei primi cinematografi di Milano e d'Italia costruiti appositamente per questa destinazione. Ricordiamo che il più antico cinema italiano - tuttora in esercizio - è il cinema Lumière di Pisa, inaugurato il 15 dicembre 1905 e realizzato dall'architetto Luigi Bellincioni sul retro di palazzo Agostini.
Il nome Dumont, comune in Francia, è probabilmente "preso a prestito" da qualche cinema francese o parigino, dando quel tocco raffinato e molto cinematografico alla nuova sala; non dimentichiamo che l'invenzione
del cinema è opera dei fratelli Auguste e Louis Lumière (1895). La zona, in passato, era in parte occupata dal Lazzaretto e in parte attraversata da rogge e corsi d'acqua, poi tutti coperti. La costruzione della sala inizia
nel 1908, per conto dei fratelli Galli, proprietari dell’area e il progetto è degli architetti F. Tettamanzi e G. Mainetti. Michele Sacerdoti, autore di un piccolo studio (edito online) sull’argomento, afferma che “il
cinematografo era costituito da una sala d'aspetto in 5 campate, di una sala cinematografica in 14 campate, di una bouffetteria (bar) in 1 campata e di una cabina di proiezione al primo piano. Il pavimento era di legno, i posti
a sedere 516 su 20 file di sedili. La decorazione della facciata principale corrisponde fedelmente al progetto mentre la facciata su via Melzo non fu decorata. Sul frontespizio vi era la scritta CINEMATOGRAFO, poi cancellata”.
Agli inizi si tratta di una sala di seconda visione ma di “ottimo livello e ben frequentata” poi, via via, imbocca la strada in discesa della decadenza, trasformandosi in sala popolare, popolata da ragazzi delle classi
sociali più povere che utilizzano il cinema come luogo di aggregazione e sfogo: sono ricorrenti le corse sui pavimenti di legno, con conseguente rimbombo in tutto il locale, le sedute delle poltrone vengono volutamente
sbattute, mentre le scene d’amore sullo schermo vengono accompagnate da schiamazzi e commenti salaci. In sala è presente un cartello, illuminato in rosso, che alternativamente ricorda i seguenti divieti: “vietato fumare” e
“vietato sputare”, entrambi puntualmente disattesi dagli spettatori. Il pubblico assiste alle proiezioni mangiando “staccadent" o straccaganass” (dolci "spaccadenti" durissimi) o arance e non è infrequente
ricevere una buccia in viso; lo stesso pianista che accompagna le proiezioni è spesso oggetto di lancio di semi o noccioline. Sono frequenti le risse, sedate da nerborute maschere, spesso ex pugili. La gestione,
nell'immediato primo dopoguerra, viene rilevata dall'imprenditore Mauro Rota, storico gestore milanese e creatore del cineteatro Nazionale (1924) che controlla anche i cinema Patria, Moderno -Via F-Filzi-, Loreto,
Mondial, Colombo, Vittoria, Broletto, Poliziano, Parco, Palace (*), Aurora, Nuovo Cine, Porpora, Roma, Durini, Umbria, Gloria, Augusteo, Farini, Meravigli, Commenda e Cantù. Tra le pellicole ospitate dal Dumont ricordiamo:
nel 1919 Cuore d’acciaio (Collo, 1912); Stella Maris (t.o. idem, M. Neilan, 1918) nel 1920 Il filo della morte (Pasquali, 1913), L’attentato alla miniera Kopcins (A. Molinari, 1915), Fango (F.
Arias, 1917), Le nuove avventure di Nat Pinkerton (1° e 2° episodio; t.o. The Perils of the Secret service, G. Howard, 1917), L’intorbidatrice (G. Pinto, 1917), La morte rossa (G. De Liguoro, 1918), Aquile romane (G.
De Liguoro, 1919; con Lia Monesi Passaro; il manifesto riporta, per errore, il titolo Aquile umane e la dizione Passero), La vendetta di una zingara (C. Zangarini, 1920), nel 1921
Il delitto dell’altro (t.o. The Mark of Cain, G. Fitzmaurice, 1917), Carmen (t.o. idem, E. Lubitsch, 1918); Dollari e fraks (E. Ghione, 1919); Il leone mansueto (E. Santos, 1919), Il caffè Philibert (t.o. Le petit café, R. Bernard, 1919), Scacco matto (C. Campogalliani, 1919), Cavicchioni paladino dei dollari (U. Paradisi, 1920)
nel 1922 Dopo la tempesta (t.o. Out of the Storm, W. Park, 1920), La banda delle cifre (E. Ghione, 1915), Maciste (V. Dènizot, 1915), Il birichino di Parigi (U. Falena, 1916), Voluttà di morte (U.
De Simone, 1917), L’altra razza (A. Camerini, 1920) nel 1923 Giaguaro (M. Neilan, 1917), Mascherata a mare (D. Gaida, 1917) nel 1924 Pinocchio (G. Antamoro, 1911); Spartaco il gladiatore della Tracia (E.Vidali, 1913); La portatrice di pane (E.. Vidali, 1916); La capanna dello zio Tom (t.o. The Uncle Tom’s Cabin,
J. Dawley, 1919), Veritas vincit (J. May, 1919); Il padrone delle ferriere (E. Perego, G. Pastrone, 1919), Sleima (D. Karenne, 1919), Il romanzo di una giovane povera (G. Vidali, 1920), Il segreto
della Diamant Co (G. Guarino, 1921), Ridolini alla segheria (t.o The Sawmill, L. Semon 1922), Guarany (S. Aversano, 1923) nel 1925 La piccola vedetta lombarda (V. Pianelli, 1915), Il cavaliere dell’Arizona (t.o. Arizona di e con Douglas Fairbanks, 1918), Micky (t.o.Mickey, J. Young, 1918)
nel 1926 Ombra (M. Almirante, 1923), La leggenda del Piave (M. Negri, 1924) nel 1928 Labbra di carminio (t.o. The Painted Lady, C. Bennett 1924), nel 1929 I figli del sole (t.o. Les fils du soleil,, R. Le Somptier 1924)
nel 1930 Attraverso le fiamme (t.o. The Fireman, C. Chaplin, 1916); La seduttrice del Far West (t.o. The Tenderfoot, W. Duncan, 1917) L’analisi della programmazione conferma che il
Dumont – per quanto singolare dal punto di vista architettonico - è stato un locale di seconda visione. I film italiani vi giungevano regolarmente con almeno un anno di ritardo rispetto alla data ufficiale di uscita.
Il cinema termina l’attività nel 1932, due anni dopo la morte di Giovanni Galli. Nel dopoguerra il locale viene trasformato prima in autosalone e successivamente in sede dell'Autoambulanza Croce Santa Rita.
L’ex-platea diventa il garage delle autoambulanze con uscita su via Frisi mentre l'atrio diventa ambulatorio e sede degli uffici. Dal 1953 al 1999 infuria una battaglia legale tra gli abitanti del quartiere, che vogliono
conservare la struttura dell’ex-cinema e la proprietà, che vuole abbatterla per sostituirla con un autosilo. Negli anni ottanta purtroppo la proprietà riesce a far demolire parte dell’edificio, ma alla fine gli abitanti del
quartiere riusciranno a salvare quel che resta dell’ex-Dumont e trasformarlo, nel 2001, nella Biblioteca Comunale Venezia, corrispondente all'atrio del cinema, mentre la sala, il cortile su via Melzo ed una attigua costruzione
su due piani, dove abitava la famiglia Galli, sono stati sostituiti da un parcheggio multipiano.
Ricordo di Alessandra Galli
Giuseppe Galli, mio nonno, nacque il 24 giugno 1876 a Milano da Luigi Galli e Carolina Ventura. Musicista
e professore di musica studiò al Regio Conservatorio di Musica di Milano seguito dal professore Gaetano Falda. Ricevette il Diploma di Licenza e Magistero il 7 luglio 1896 con cui venne “abilitato all’insegnamento della tromba
nelle Scuole pubbliche del Regno”. Suonò la tromba sotto la direzione del M° Arturo Toscanini e con il primo violino M° Ariodante Coggi, amico e compagno di studi al Conservatorio di Milano. Coggi e mio nonno avevano un
amico in comune, Attilio Invernizio, pittore, scenografo al Teatro della Scala di Milano. Quando Invernizio era in difficoltà economiche mio nonno e Coggi acquistavano i suoi acquarelli. Spesso la sera si trovavano a bere tutti
insieme e mio papà si ricorda ancora di un acquarello di Invernizio, andato perduto, con raffigurati il nonno e Coggi su un carretto con un fiaschetto in mano e gli spartiti musicali che volavano via al loro passaggio! Nel 1908
mio nonno Giuseppe e il fratello Alfredo Galli, fecero costruire un Cinematografo a Milano su di un terreno di proprietà, in via Paolo Frisi 8, angolo via Melzo. Il terreno su cui già insisteva un edificio, un osteria e al
piano superiore un’abitazione, fu acquistato nel 1883 dal loro padre Luigi Galli (fittabile, lavorava per il Conte Alessandro Durini), dalla Contessa Guglielmina Durini. Si trattava di un terreno con annesso fabbricato
denominato “Il Cassinello” nel circondario esterno di Milano, fuori Porta Venezia. L’idea di aprire un cinema nacque quando Giuseppe Galli comprò una vecchia “lumière” a manovella e iniziò a proiettare film muti
suonando il pianoforte nell’osteria di proprietà “al Cassinello”. Incaricarono per il progetto gli architetti Tettamanzi e Mainetti con studio in via Filodrammatici 3. Il cinema fu completato nel 1910, data a cui risale
l'autorizzazione all'apertura, venne chiamato Cinema Dumont. Era costituito da una sala d'aspetto in cinque campate, di una sala cinematografica in quattordici campate, di una bouffetteria in una campata e di una cabina di
proiezione al primo piano. Il pavimento era di legno, i posti a sedere 516 su 20 file di sedili. La decorazione della facciata principale corrisponde fedelmente al progetto mentre la facciata su via Melzo non fu decorata. Sul
frontespizio vi era la scritta CINEMATOGRAFO, poi cancellata. Era uno dei primi cinematografi di Milano costruiti appositamente per questa destinazione. Il progetto è conservato presso il fondo "Ornato Fabbriche"
dell'Archivio Storico Civico al Castello Sforzesco di Milano. Il 16 agosto 1930 Giuseppe Galli morì improvvisamente a causa di problemi polmonari al Sanatorio di Sondalo. Nel 1932 il cinema venne chiuso e il locale affittato ad
un Autosalone. L’immobile fu venduto successivamente da Giuditta Macchi, moglie di Giuseppe, e dall’unico erede, Franco Galli, mio padre, nel 1957. Sempre nei primi del ‘900 mio nonno aprì a Varese, in via Bagaini,
angolo via Monte Rosa, il Nuovo Cinema Centrale. Prese in affitto anche altri cinema: un teatro a Milano, un teatro a Gallarate, il Cinema Teatro Eleonora Duse a Besozzo, edificio già esistente nel 1923, nato come teatro,
convertito in cinema fino alla sua chiusura negli anni ottanta. Nei primi tempi i erano cinema muti e l’accompagnamento musicale era di un pianista che suonava nella sala; in seguito passeranno al sonoro. Mio nonno aveva
l’esclusiva per la proiezione dei film in seconda visione nei suoi cinema, se il pianista si assentava per un qualunque motivo, lo sostituiva personalmente. Le pellicole venivano noleggiate a Roma presso una società che
trattava tutte le varie case cinematografiche americane. Si spostava da un Cinema all’altro con la sua auto, una Fiat 850, guidata dal suo autista personale. Fu proprio durante una notte in pieno inverno, rientrando a
casa dal Cinema di Besozzo, raccontava mia nonna, che la macchina ebbe un guasto e il nonno trascorse diverse ore al freddo cercando di riparare l’auto e si ammalò gravemente. Milano, febbraio 2017
Giuseppe Galli (per gentile concessione di Alessandra Galli) foto 1 – foto 2
con la Fiat 850 e a Montecatini nel 1927 foto 1 – foto 2
Il progetto del 1908-10 (dal sito www.msacerdoti.it) L’edificio e la facciata foto 1 – foto 2*
Sezioni longitudinali foto 1 – foto 2*
La pianta foto*
L’ex cinema intorno al 1969 La facciata dell’ex cinema, sede di un autosalone foto
L’ex cinema intorno al 1975 (da www.msacerdoti.it) La facciata dell’ex cinema, sede dell'Autoambulanza Croce S. Rita foto
L’ex cinema visto dall'alto nel 1986 (per gentile concess. di Marco Ferrari) foto
L’ex cinema nel luglio 2007 (per gentile concessione di Willy Salveghi)
La facciata foto 1 - foto 2
L’ex cinema nel giugno 2010 La facciata foto 1 – foto 2
Lo stabile su via Melzo, verso corso 22 marzo foto
Lo stabile su via Melzo, verso corso Buenos Aires foto
Lo stabile su via Frisi, verso corso Buenos Aires foto
L’ex cinema: visione aerea nel 2010 foto
Manifesti del cinema Dumont: (fonte: Cineteca Italiana – www.lombardiabeniculturali.it) 1920 Aquile umane (ossia Aquile romane) – 10-11 gen immagine Il filo della morte; L’attentato alla miniera Kopcins – 12/15 gen immagine L’intorbidatrice – 22/24 mag immagine Vendetta di una zingara – 26/28 giu immagine Impronta di sangue; Fango – 29-30 giu/1-2 lug immagine Le nuove avventure di Nat Pinkerton – 20/22 nov. immagine La morte rossa – 4/6 dic immagine 1921 Carmen – 16-17 feb immagine Il caffè Philibert – 21-22 feb immagine Scacco matto; Cavicchioni paladino dei dollari – 1/4 mar immagine Dollari e fraks – 10-20 ago immagine Il delitto dell’altro – 20-21 dic immagine Il leone mansueto – 22-23 dic immagine 1922 L’altra razza – 6-7 feb immagine La banda delle cifre; Il birichino di Parigi – 26/28 apr immagine
Voluttà di morte; Maciste; Il dossier n. 33 – 24/29 mag immagine Dopo la tempesta – 29-30 nov immagine 1923 Giaguaro; Mascherata a mare - 21/25 set immagine
1924 Sleima; Vendetta di Fatua- 15/18 gen immagine Guarany – 19-20 gen immagine La portatrice di pane; Pinocchio; Il ruggito del leone – 21/25 gen immagine La capanna dello zio Tom; Veritas vincit;
Il padrone delle ferriere – mar immagine Spartaco il gladiatore della Tracia; Il segreto della Diamant Co– set immagine Il romanzo di una giovane povera – 15-16 nov immagine Cuore d’acciaio; Ridolini nella segheria; Stella Maris – 8/12 dic immagine
1925 Jack nell’artiglio; Braccio vendicatore – feb/1-2 mar immagine I poliziotti moderni; Micky – 8/10 mag immagine Il cavaliere dell’Arizona; Piccola vedetta lombarda – 25/28 mag immagine
1926 Ombra; La leggenda del Piave – 1/5 dic . immagine 1928
Labbra di carminio – 23-24 set . immagine 1929 Figli del sole – 19-20 mag . immagine 1930 Attraverso le fiamme; La seduttrice del West – 28/30 gen immagine
Mappa di Milano (p. Venezia)
Posizione del cinema immagine
* l’asterisco segnala foto e materiale di particolare interesse
scheda creata nel lug. 2010; ultimo aggiornamento: feb. 2017
si invitano i numerosi giornalisti e lettori che utilizzano i testi del sito (spesso con semplici copia/incolla) a citare la fonte
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