testo scritto in collaborazione con Willy Salveghi
In via Palermo, non lontano dall’Arco della Pace, nell’ottobre 1874 viene inaugurato il Teatro Castelli, edificato da Gaetano Canedi. La pianta è inconsueta:
un’ampia platea circolare a forma di arena (che poteva trasformarsi in sala da ballo) intorno al quale salivano due ordini di palchi. Nella serata d’esordio va in scena Ruy Blas, opera lirica di Marchetti, molto
amata dal pubblico milanese. In seguito nel teatro si alternano stagioni liriche, feste e comizi (vi parla Felice Cavallotti nel 1889). Nel decennio successivo la sala cambia nome e diventa il Teatro Alhambra
(il nome, derivante dall'arabo al-Hamrā'", "la Rossa" o "fortezza rossa" fa riferimento al noto complesso di palazzi della cittą andalusa di Granada, nel sud della Spagna). Esso prosegue la propria eterogenea attivitą: opere liriche, feste e comizi (ne tiene uno Turati nel gennaio 1897). In seguito lo stabile viene abbattuto, forse perché – essendo costruito in legno – è molto alta la possibilitą di incendi. Nel medesimo spazio urbano sorgerą poi lo Sferisterio (sede della ben nota Pelota).
Negli ultimi decenni dell’Ottocento vengono restaurati il Castello Sforzesco e il parco retrostante. Quest’ultimo ospita nel 1906 (dal 28 aprile all’11 novembre) la grande Esposizione Internazionale nota come Expo 1906
(vengono edificati ben 225 edifici-padiglioni) e prende il nome dal corso Sempione, la nuova, ampia direttrice stradale che entra a Milano da nord ovest. Intorno al 1895 il gestore di ristoranti Virgilio Savini - già
proprietario da una dozzina d'anni dell'omonimo e lussuoso ristorante nella centralissima Galleria Vittorio Emanuele II, tuttora in attività - decide di aprire un nuovo ristorante nella cosiddetta "Isola Botta",
un'area periferica di modesti caseggiati, rogge e canali, una serie di isole di terraferma in prossimità dell'Arco della Pace. Rilevata e fatta demolire una modesta trattoria, fa realizzare un nuovo ed elegante edificio in
stile villino liberty di foggia neorinascimentale con abbellimenti floreali, su progetto degli architetti Ulisse Stacchini e Guido De Capitani. Da segnalare che Stacchini in seguito progettò ville a Milano e fuori, per poi
dedicarsi ad opere monumentali come lo Stadio di San Siro (1929) e la nuova Stazione Centrale (ultimata nel 1931). L'inaugurazione del nuovo Caffè Ristorante Savini al Sempione avviene il 26 agosto 1896
con una sontuosa serata con oltre 1500 invitati che viene così descritta in un riassunto dai giornali dell'epoca: "Sulle rovine dell'Isola Botta è sorto un magnifico palazzo in stile Rinascimentale, ...un elegante
villino a due piani dalle linee snelle e leggiere con portici, colonnine e balaustrate, ...ricco di ampie sale dorate, di salottini eleganti, di un grandioso salone terreno destinato a diventare il quartier generale di tutti i
banchetti, ...di fresche terrazze, di magnifici loggiati, ...e una torretta-belvedere, slanciata, civettuola, da rendere l'edificio nel suo complesso, assai bizzarro. Dovunque decorazioni eleganti ma sobrie, con buon gusto
signorile, e fuori della palazzina, recinto da una bella cancellata di ferro, un parco giardino alberato, disposto con valentia e buon gusto ...illuminato con una profusione abbagliante di lampade elettriche". Il nuovo
ristorante pare sia costato a Savini una grossa cifra per l'epoca, 400.000 lire, viene ben presto considerato il più bel caffè di Milano nel cuore di un nuovo quartiere in via d'espansione. Il 2 maggio del 1902
, sempre su disegno di Stacchini e De Capitani, viene inaugurato il Teatro d'Estate, una sala ad uso estivo disposta nel giardino del Caffè Savini al Sempione, con la rappresentazione dell'opera buffa in un atto La Grande-Duchesse De Gérolstein (1867) di Jacques Offenbach, con la compagnia Troupe d'Opérettes Françaises. Nel teatro, creato per rappresentazioni leggere, si susseguono, oltre alla suddetta compagnia, anche quelle di Edoardo Ferravilla, di Emilio Zago e di Nicola Maldacea.
Intorno al 1905 questo teatro, opportunamente ampliato (nelle imamgini si nota anche un palazzetto neorinascimentale di foggia veneziana) si trasforma nel cineteatro Alhambra,
(l’indirizzo preciso è piazzale Sempione n. 1). Il nuovo locale affianca/alterna i nuovi film ai consueti spettacoli teatrali. La sala è ubicata tra le vie Pagano e Guerrazzi. Tra il cineteatro Alhambra e il caffè Savini
si crea una chiara sinergia, al punto che capita di trovare menù d’epoca per sontuose cene (ad es. quello del 27 luglio 1905) in cui si parla di Restaurant Teatro Alhambra.
Intorno al 1920 l’isolato tra via Sangiorgio e via Pagano subisce una radicale ristrutturazione: vengono abbattuti i palazzi sovracitati (sia il teatro Alhambra, sia
il caffé ristorante Savini) e sorgono massicci edifici residenziali che completano l’emiciclo che circonda (ancora oggi) l’Arco della Pace. Dal 1920
la sala, pur rimanendo nel medesimo spazio urbano (il nuovo indirizzo è via Abbondio Sangiorgio 3) e pur mantenendo (sui manifesti) l’ubicazione di piazzale Sempione, cambia veste e nome: diviene il Gran Kursaal del Parco
; dal 1923, semplicemente il cineteatro Parco. D’altronde l’esotico nome di Alhambra, connesso al grazioso palazzetto ottocentesco, poco si addice alla nuova cornice di solidi e geometrici palazzi. La nuova sala
probabilmente riadatta gli spazi del vecchio Alhambra ai quali ora si accede da via Sangiorgio. L’inaugurazione del rinnovato locale avviene l’11 dicembre 1920 con la proiezione del primo episodio della Trilogia di Maciste (Campogalliani, 1920; vedi manifesto).
La gestione del locale è dapprima della Leoni Films e in seguito passa a Mauro Rota; la pubblicità avviene con l'affissione dei consueti manifesti. Il nome Alhambra verrà ripreso, oltre vent'anni dopo, dalla sala di
via Cadamosto(*). Sebbene il nuovo locale si definisca un cineteatro, gli spettacoli di varietà che, probabilmente, si alternavano con la proiezione cinematografica, vengono di rado citati sui manifesti. Una
caratteristica curiosa del Parco è che la sua platea è provvista su un lato di piccole finestrelle, che vengono aperte d’estate per consentire una maggiore circolazione dell’aria - ai tempi le sale erano molto fumose - e creare
un maggior refrigerio nei mesi più caldi. In questi periodi, è abitudine dei ragazzini mettersi a scaletta in corrispondenza delle finestrelle e poter cogliere scorci di film senza pagare il biglietto.
Tra le pellicole proiettate al cinema Parco ricordiamo: nel 1920 Giorgina (G. Forti,1919), Trilogia di maciste: Maciste contro la morte (Campogalliani, 1920) nel 1921 Ballerine (D'Ambra, 1918), Fuga in re maggiore (P. Trinchera,1919), L’onore della famiglia (E.
Bencivenga, 1919), Il cieco (E. Bencivenga, 1919), La principessa Zoe (reg. sconosciuto, 1919), Le due esistenze (U. Falena, 1920) nel 1922 La principessa del Nilo (t.o. Rose von Dschiandur, A. Halm, 1913), Forte come la morte (t.o. Fur
den Ruhm des Geliebten, R. Reinert,1916), Sotto i ponti di Parigi (M. Guaita, 1921), I giardini d’Armida (M. Rava, 1921) nel 1923 Il giuoco dell’amore (E. Vidali, 1915), La grande spedizione Schackleton all’Antartico (t.o. South, doc. 1919), Gli angeli custodi (D'Ambra, 1920), Diana Sorel (G. Serena, 1921), Idillio
tragico (G. Ravel, 1922) nel 1924 L’impronta della piccola mano (E. Santos, 1916), Pattuglia di mezzanotte (t.o. The Midnight Patrol, I. Willat, 1918), Sole (G. Antamoro, 1918), Tosca (A. De Antoni, 1918; con Francesca Bertini), Il principe dell’impossibile (A. Genina, 1919), Il predone di Magdaleine (t.o. The
Millionaire Pirate, R. Julian, 1919), Il cerchio di ferro (t.o. Sealed Hearts, R. Ince, 1919), Il pulcino nella stoppa (t.o. The Mollycoodle, V. Fleming, 1920), La maschera di carne (t.o. Footlights, J. Robertson, 1921), Quella che vi ama (t.o. The Gilded Lady, R. Leonard, 1921), Salomé (t.o. idem, C. Bryant, 1922), La fiamma della vita (t.o. The Storm, R. Barker, 1922), Theonis (t.o. Die Weib des Pharao, E. Lubitsch 1922), La dama dal nastro di velluto (t.o. La
Dame au ruban de velour, G. Guarino, 1923), La geisha bionda (t.o. Die blonde Geisha, L. Czerny, 1923), Il barcaiolo di Amalfi (T. Ruggeri, 1924) nel 1925. nel 1925 Non v’è resurrezione senza morte (E. Bencivenga, 1922), Preferisco l'ascensore (t.o. Safety
Last!, F. Newmeyer, 1923 con H. Lloyd), Ultimissime di notte (E. Ghione, 1924), Saitra la ribelle (A. Palermi, 1924) nel 1926 L'isola del terrore (t.o. Terror Island, J. Cruze 1920), L’arabo (t.o. The Arab, R. Ingram, 1924)
nel 1928 Boxeur mancino (t.o. Hogan’s Alley, R. del Ruth,1925), Città del piacere (t.o. Die Stadt der tausend Freuden, C. Gallone, 1928) nel 1930 Fior d’ombra (t.o. Grossstadtschmetterling, R. Eichberg, 1929)
nel 1931 Gran gabbo (t.o. The Great Gabbo, J. Cruze, 1929), nel 1932 Laila (t.o. idem, G. Schneevoigt, 1929), nel 1934 Il lottatore (t.o. Flesh, J. Ford, 1932)
Il cineteatro Parco, la cui programmazione non è mai apparsa sui quotidiani, termina la propria attività intorno al 1935. Nel medesimo spazio urbano sorge un moderno condominio.
Il teatro Castelli (poi Alhambra) nella serata inaugurale (1874) in scena c’è il dramma lirico Ruy Blas immagine
L’Arco della Pace e il parco nella seconda metà dell’Ottocento (per gentile concessione di Willy Salveghi) foto
Il cineteatro Alhambra e il ristorante Savini intorno al 1905 l’ingresso. in cima al quale si legge teatro Alhambra, è unico per
entrambi i locali: il palazzetto del teatro si trova a sinistra foto 1 - foto 2*
Il ristorante Savini intorno al 1900 (per gentile concessione di Willy Salveghi) foto
Il ristorante Savini e il Teatro d’Estate intorno al 1905 (per gentile concessione di Willy Salveghi) foto*
Il “nuovo” piazzale Sempione intorno al 1940 foto
Medesimo spazio urbano (ott. 2011; per gentile concessione di Willy Salveghi)
Edifici tra via Pagano e via Sangiorgio foto 1 – foto 2
Manifesti del cineteatro Parco (fonte: Cineteca Italiana – www.lombardiabeniculturali.it) 1920 Trilogia di maciste: Maciste contro la morte – dic immagine 1921 Giorgina – feb. immagine Il cieco; La principessa Zoe – mag. immagine Le due esistenze – lug. immagine L’onore della famiglia – set. immagine Fuga in re maggiore – set. immagine
Spettacolo con Ambrogio Toppi – dic immagine 1922 Forte come la morte – mar. immagine La principessa del Nilo; I giardini d’Armida – ago. immagine
Sotto i ponti di Parigi – nov. immagine 1923 La grande spedizione Schackleton all’Antartico – mag immagine Diana Sorel – ott. immagine Il giuoco dell’amore – ott. immagine Idillio tragico – dic. immagine 1924 La fiamma della vita – gen. immagine La geisha bionda – mag immagine Theonis – mag immagine Sole – set. immagine Pattuglia di mezzanotte – set. immagine Tosca - ott immagine Il predone di Magdaleine – nov. immagine La maschera di carne – nov. immagine Il cerchio di ferro– nov. immagine L’impronta della piccola mano – dic. immagine Quella che vi ama – dic. immagine Il principe dell’impossibile – dic. immagine Il pulcino nella stoppa – dic. immagine Salomé – dic. immagine 1925 Saitra la ribelle – gen. immagine La fioraia del tabarin – feb. immagine Il piccolo angelo - feb immagine Non v’è resurrezione senza morte – mar. immagine Preferisco l'ascensore – mar.(su gentile segnal. di Willy Salveghi) immagine Il barcaiolo di Amalfi – ago immagine Ultimissime di notte - immagine 1926 L'isola del terrore – gen. immagine L’arabo – dic. immagine 1928 Città del piacere– set. immagine Boxeur mancino immagine 1930 Fior d’ombra – gen. immagine 1931 Gran Gabbo – gen. immagine 1932 Laila – gen. immagine 1934 Il lottatore – apr. immagine
Inaugurazione del Teatro d’Estate (maggio 1902) in programma l’operetta La Grande-Duchesse De Gérolstein (1867)
(per gentile concessione di Willy Salveghi) immagine
Pianta di Milano (1910)
Posizione del cineteatro Alhambra immagine
Pianta di Milano (1925)
Posizione del cinema Parco immagine
si ringrazia Marco Ferrari per le notizie fornite
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* l’asterisco segnala foto e materiale di particolare interesse
Si invitano i numerosi giornalisti e lettori che utilizzano i testi del sito (spesso con semplici copia/incolla) a citare la fonte
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