The Lady Vanishes

The Wheel Spins and The Lady Vanishes: alle soglie del conflitto mondiale (1936-79)

            “As the criss-cross of strips peeled off and dangled in her fingers
            like a star-fish, Hare held his breath with horror. Then the guard
            behind him gave a whistle of astonishment as, instead of spurting
            blood and raw mutilated flesh, the sound though reddened skin
            of a middle-aged woman was revealed. Iris gave a low cry
            of recognition: "Miss Froy".
            Ricompare Miss Winifred Froy (cap. 32)

Ethel Lina White, giallista inglese, autrice tra l’altro del romanzo (Some Must Watch, 1933) da cui è stato tratto La scala a chiocciola (Siodmak, 1945), scrive nel 1936 il proprio testo più fortunato, The Wheel Spins.
Vi si raccontano le peripezie di due donne su un treno che corre in un imprecisato stato orientale (l’Ungheria o la Cecoslovacchia) verso Trieste. Entrambe le protagoniste tornano in Gran Bretagna: Iris è una giovane allegra sfaccendata, ricca e impulsiva, mentre la signorina Froy è una governante di mezza età che ha terminato un lungo periodo di servizio presso una potente casata locale e che, prima di partire, è entrata in conflitto con i suoi datori di lavoro. Sul treno ci sono anche numerosi conoscenti di Iris, suoi compagni d’albergo, anch’essi in fase di rientro in patria. Iris e la signorina Froy fanno amicizia, poi mentre la prima si addormenta, la seconda sparisce. Al suo risveglio Iris chiede invano della sua compagna di viaggio: tutti, per motivazioni differenti - criminali per gli autori del sequestro, meschine per gli altri - asseriscono di non aver mai visto una signorina Froy e cercano di far passare Iris per pazza. La giovane, tuttavia, insiste e genera problemi nei cospiratori che decidono di drogarla; quest’ultima, come in trance, agisce in modo inatteso e salva, in extremis, la governante. Le motivazioni dei malfattori e le conseguenze del crimine sventato vengono frettolosamente accennate in un capitolo finale poco soddisfacente.
La White costruisce un pregevole racconto, nel solco di Agatha Christie, radunando una folla di personaggi su un treno in corsa, attorno a un misterioso crimine. Le singole figure - una coppia di bisbetiche egoiste, una coppia di amanti clandestina, un pastore luterano e sua moglie - costituiscono un fondale vivo e interessante laddove l’intreccio è alquanto banale: chiunque comprende che la signoria Froy è finita nello scompartimento accanto a quello di Iris, al posto di un presunto malato in fin di vita (completamente bendato); il problema è attendere che lo capisca anche Iris (e i suoi improvvisati aiutanti) e soprattutto capire come riuscirà a sventare il complotto. Pur con quale prolissità la lettura è piacevole e illumina le differenze tra lo spirito inglese, individualista ed empirico, e i retaggi feudali che ancora legano la sinistra baronessa, autrice della trama criminale, e la piccola folla di persone che, timorose, le ubbidiscono. Una vena orgogliosamente nazionalista innerva la vicenda e “divide” l’umanità, radunata su quel convoglio, in inglesi (per la verità non tutti all’altezza) e non inglesi, alle soglie del conflitto mondiale.

Nella sua versione cinematografica, intitolata The Lady Vanishes (ott 1938; 90 min.; ined. in Italia) Alfred Hitchcock, come in altre occasioni, elimina dal testo la maggior parte degli elementi angosciosi e vira il racconto verso la commedia umoristica. Basti dire che il testo della White, sempre estremamente teso e minaccioso, inizia con un curioso episodio relativo a Iris (Margaret Lockwood) che si perde nei boschi e fatica a ritrovare la via del suo paese di villeggiatura, episodio che inscrive tutto ciò che verrà nel segno dell’incubo. Alla stazione poi, prima di salire sul treno, viene colpita alle spalle e perde i sensi; riuscirà a salire sul convoglio, malconcia e smarrita, all’ultimo minuto. Tutte queste premesse introducono la vicenda inquietante che ben conosciamo.
In Hitchcock avviene l’opposto. Nella prima mezz’ora del film il regista si attarda sui suoi personaggi ritratti in attesa (il treno è in ritardo di un giorno) in un albergo di montagna (episodio totalmente assente nel libro) e ce li descrive come figure pittoresche e quasi comiche. Si tratta della parte più debole e tediosa del film, di marca prettamente teatrale. Quando finalmente il film “si muove” ovvero quando tutti i personaggi salgono sul convoglio il tono tende a mutare in drammatico, senza peraltro accentuare il divario tra realtà e sogno presente nel libro. Nel film il tentativo di rendere Iris inattendibile e semifolle occupa pochi minuti: il suo compagno d’avventura (Michael Redgrave), un esperto in musica popolare alla ricerca di motivi originali per una futura pubblicazione, si schiera quasi subito dalla sua parte; anche la soluzione dell’enigma (miss Froy sostituita al presunto moribondo) è presto raggiunta e non costituisce il cuore del racconto.
Nella terza e ultima parte del film Hitchcock inventa una serie di episodi spettacolari, estranei al testo della White. Miss Froy (Dame May Whitty) si rivela essere realmente una spia e i suoi inseguitori, ben più organizzati che nel libro, lasciano trasparire la loro vicinanza alla Germania nazista e all’Italia fascista (uno di loro si esprime in italiano). Siamo nell’ottobre 1938 (data di uscita del film) e le tensioni tra Gran Betagna e Germania sono in uno stato assai avanzato: gli accordi di Monaco, che sventano un possibile scoppio della guerra, sono del 30 settembre di quell’anno. Questa parte finale è ben organizzata dal regista, serrata nel ritmo e ricca di colpi di scena. Una volta deciso di non seguire la White nel suo stile “cameristico” (vicino a quello della Christie), il regista inglese mette in scena una conclusione brillante, in cui il quadro corale messo a fuoco nella prima parte del film, viene sviluppato con sicura efficacia (il vagone con miss Froy staccato dal convoglio e assediato da forze paramilitari tedesche, mentre tutti gli inglesi sul vagone ferroviario si scuotono dal proprio torpore e combattono) anche se non troppo lontano dallo stile della commedia leggera, in cui si è svolta gran parte della vicenda. Anche gli scontri fisici, gli inseguimenti e le sparatorie finiscono col non fare troppi danni (tra i personaggi noti morirà solo l’infermiera tedesca pentita).
Sebbene assai lontano dal testo, il film funziona nel suo complesso, esprime la sensazione diffusa in Gran Bretagna di essere a un passo dal baratro, mostra una serie di personaggi dapprima assuefatti e remissivi, poi - costetti dalle circostanze - battaglieri e orgogliosi. La pellicola finisce quasi con l’assomigliare a un film di propaganda bellica che critica, in tempo reale, il carattere illusorio e opportunistico del Patto di Monaco, profetizzando tempi cupi che, puntualmente, arriverann
The Lady Vanishes è certamente l’esito più alto raggiunto da Hitchcock fino a questo momento.

La seconda versione (The Lady Vanishes; tit. it. Il mistero della signora scomparsa), curata da Anthny Page nel 1979, con la bionda Cybill Sheperd nel ruolo di Iris, Elliot Gould suo aiutante e Angela Lansbury come miss Froy, è una pellicola sbiadita e trascurabile. Gli autori si disinteressano del testo della White e seguono il copione hitchcockiano, aggiungendovi manipoli di feroci nazisti, ora chiamati per nome e cognome (nel film del 1938 si trattava di semplici allusioni). La presenza del simpatico Elliott Guld conferma il tono di commedia leggera, presente nell’originale.

testo scritto nell’ott.2016